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Immagine del redattoreGaetano Wanderlust Santo

Nate per correre!

Conoscete bene la storia

Harley-Davidson?

Siamo ormai abituati, oggigiorno, a vederle scorrazzare “tranquille” per strada.

Luccicanti e rumorose, padroni della scena!

Guardiamo i nostri Touring di nuova o di vecchia generazione, pesanti, a volte ingombranti, tutti dark o pieni di cromature, eppure dovete sapere perché sono sicure e fiere di sé, forti e consapevoli della storia del nome che hanno impresso sul serbatoio.

Moto per passeggiare, per viaggiare lontano, motociclette che mostrano il loro lato più tranquillo ma la loro anima è impregnata da una storia sportiva, fatta di competizioni, vittorie e successi.




Nata a Milwaukee nel 1903 da un’idea di William Harley e Arthur Davidson ha avuto una vita longeva fatta di alti e bassi, successi e crisi, una realtà, divenuta vera icona, che nel tempo si è evoluta, talmente tanto, specie recentemente, da lasciare persino un po’ di amaro in bocca ai puristi del marchio che vedono spuntare radiatori, plastica, moto elettriche e alcuni dettagli di meccanica e lavorazioni che sembrano troppo lontane dal vecchio stile americano.

La storia “sportiva” HD, ci racconta che già nel 1905, più precisamente il 4 luglio, H-D trionfava alla 15 miglia di Chicago. Poi tanti successi nelle dirt Track e board track racer, specialità nelle quali, le Harley, dovevano vedersela con le altrettanto competitive Indian.

Le ‘Board Tracks‘ – competizioni popolari negli Stati Uniti nei primi decenni del secolo scorso (che si svolgevano all’interno di circuiti ovali con pavimentazione in legno) – scomparvero lentamente per la loro pericolosità, lasciando spazio a competizioni su percorsi sterrati, tra le quali spiccava il famoso Hill Climb.

In cosa consisteva questa specialità? Semplice, raggiungere la cima della collina nel minor tempo possibile, percorrendo la salita a gas spalancato, su un terreno sconnesso fatto di buche, cunette, sassi, terra e chi più ne ha più ne metta. Il tutto, in sella a mezzi appositamente preparati.

Non solo HD, ma anche Excelsior e Indian, pronte a mostrare la solidità delle proprie ciclistiche e la potenza erogata dai loro motori.

Una competizione, quindi, che metteva a dura prova non solo i piloti ma anche le moto, sollecitate e stressate pesantemente.

Un vero banco di prova seguitissimo dagli appassionati, tanto che, dal risultato delle gare, dipendevano poi i numeri di vendita.

Però, le motociclette impegnate in questo genere di competizioni erano oggetto di pesanti modifiche rispetto ai modelli di serie. Interventi che riguardavano in particolar modo il comparto ciclistico: sospensioni rinvigorite, forcelloni allungati (per scaricare a terra tutta la potenza ed evitare di incappare in spiacevoli ribaltamenti) e la cura, quasi maniacale, per eliminare i kg di troppo. Inoltre gli pneumatici venivano avvolti appositamente da catene ad anelli trasversali, che aggredivano il suolo “franabile” per aumentare il grip.

Tra i piloti da annoverare c’è sicuramente quello di Joe Petrali che vinse ben 4 edizioni del campionato nazionale di Hill Climb – dal 1932 al 1935 – un vero osso duro! Fortunatamente, nel tempo, nulla è stato perso e l’ Hill Climb continua ad essere una specialità tutt’ora praticata, capace di far divertire il pubblico e regalare sempre tanto spettacolo. Una competizione che raccoglie consensi negli USA, ma che fatica a prendere piede oltreoceano.



Oggi quindi sembra strano ed impossibile seppur affascinante, pensare che le modernissime Harley Davidson, abbiano un trascorso fatto di terra, salite impossibili, fango, salti e impennate, ormai rievocato solo in design, naming o preparazioni special.


È vero che gli odierni V-Twin americani sono più inclini al piacere di guida che alla prestazione assoluta, ma quei cilindri in ferro hanno comunque tanto da raccontare… storie favolose, fatte di passione e di piloti straordinari che hanno reso questo marchio americano la leggenda che tutti conosciamo bene.

Quindi, quando guardiamo i nostri touring, di oltre mezzo quintale, sappiamo bene che nel loro DNA è impresso il fuoco e l’adrenalina della competizione sportiva!








Fonte:

(Diverse letture sul Web)

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